Palermo. i Normanni e gli Svevi

Pubblicato il da Massimo Gerardi

1072-1198 - Provenienti dalla Normandia francese, i Normanni, "uomini del settentrione", erano un popolo di mercenari e avventurieri, dediti a guerre e razzie. Tra questi spiccavano due fratelli, Roberto il Guiscardo (il furbo) e il più giovane Ruggiero, i quali ricevettero da papa Niccolò II l'autorizzazione di rivendicare, a suo nome, il possesso dell'Italia meridionale. Così Roberto e Ruggiero d'Altavilla passarono lo stretto di Messina.
Ma, giunti in Sicilia, ignorarono l'accordo col papa e decisero di prendere l'isola nelle loro mani. I Saraceni, già in dissidio tra loro, furono duramente attaccati e Roberto il Guiscardo divenne amministratore di Palermo, governando con saggezza e tolleranza anche nei confronti degli antichi dominatori.
La Cattedrale e molte altre chiese furono restituite al culto cristiano e nuove ne furono edificate.
Dopo poco più di dieci anni, nel 1085, Roberto morì, lasciando il governo al fratello Ruggiero che, dopo avere sconfitto definitivamente i Saraceni, confermò in tutta l'isola il potere normanno.
Tuttavia i musulmani mantennero un ruolo di prestigio alla corte normanna, rivestendo cariche amministrative e collaborando nel commercio e nell'arte.
Alla sua morte, il conte Ruggiero I fu sepolto nella Cattedrale di Palermo e il governo passò alla moglie, la contessa Adelasia, che lo mantenne per dieci anni finchè il figlio Ruggiero II, raggiunta la maggiore età, venne proclamato, nel 1130, re di Sicilia.
Durante i 24 anni del suo regno, Ruggiero II ristrutturò il sistema burocratico e amministrativo della città distribuendo le terre ai propri fedeli e costituendo così una ricca aristocrazia di feudatari che al sovrano dovevano totale obbedienza.
Egli affermò di ricevere il potere direttamente da Dio, indipendentemente d dal consenso del papa, e decretò un codice di leggi ispirate al diritto romano con le quali esigeva obbedienza assoluta sia dai laici che dagli
ecclesiastici.
I vari feudatari formarono il Parlamento che ebbe soltanto valore consultivo e fu un'emanazione della potestà del re. La corte di Ruggiero II fu centro di arte e di scienza e a lui si devono la Chiesa della Martorana, la Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti e la splendida cappella Palatina, nel Palazzo dei re normanni, dove si riunivano letterati, artisti e uomini di scienza.
A Ruggiero II successe al trono il figlio Guglielmo I, detto "il malo", che governò dal 1154 al 1166.
I baroni, economicamente e socialmente forti, mal sopportando i limiti imposti ai loro privilegi feudali, si agitavano per la conquista del potere politico, spinti da intolleranza razziale contro i saraceni.
Scoppiò così una rivolta, capeggiata da Matteo Bonello, durante la quale molti negozi e beni degli Arabi furono saccheggiati e rovinati e lo stesso re fu imprigionato.
Ma dopo pochi giorni il popolo lo liberò, il re riprese i poteri e i Saraceni si vendicarono crudelmente di Matteo Bonello e dei suoi seguaci.
Quando a soli 46 anni d'età Guglielmo I morì, il potere passò nelle mani della regina Margherita, in attesa che il giovane figlio, Guglielmo II, raggiungesse la maggiore età per essere incoronato re.
Guglielmo II fu detto "il buono", probabilmente perchè si mostrò più tollerante del padre nei riguardi dei nobili, attenuando le imposte statali.
Pur proseguendo la politica di cristianizzazione, Guglielmo II visse con lo sfarzo e l'eleganza di un sovrano orientale. E' durante questo periodo che venne costruita la splendida Cattedrale di Monreale, tipico esempio di arte raffinata in cui si fondono mirabilmente lo stile orientale e quello occidentale.
Nello stesso periodo venne edificata la Cuba, completata la Zisa e il re dotò la Cattedrale di Palermo di nuove strutture.
Con la morte di Guglielmo II, avvenuta all'età di 36 anni, si chiudeva la rigogliosa stagione del regno normanno.
Dopo il breve regno di Tancredi d'Altavilla, Palermo passò nelle mani di Enrico VI di Germania che intanto aveva sposato Costanza, ultima discendente del re Ruggiero II. Enrico Hohenstaufen, impadronitosi dei tesori dei Normanni,
abbandonò l'isola col ricco bottino. Morto improvvisamente, lasciò il regno al figlio Federico che, raggiunta la maggiore età, fu proclamato imperatore del Sacro Romano Impero.
Con Federico II, Palermo rifiorì in ogni campo, raggiungendo prosperità e splendore: incrementò la coltivazione e l'allevamento e proclamò nuove leggi con le quali riaffermava il principio dell'autorità dell'imperatore anche sugli ecclesiastici; favorì gli studi di matematica, astronomia e soprattutto
quelli letterari.
Alla sua corte il dialetto siciliano divenne, per la prima volta, lingua ufficiale al posto del greco, dell'arabo e del latino e nacque la scuola poetica siciliana.

 

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