Palermo. nel '800

Pubblicato il da Massimo Gerardi

L'inizio del XIX secolo fu per Palermo un vero Risorgimento: astronomi, fisici, letterati, scultori, architetti, insigni studiosi, accrebbero il prestigio culturale ed artistico della città, coerentemente al rinnovamento di idee che si propagò in Europa, dalla Rivoluzione francese alle guerre napoleoniche.
Nel 1812 venne varata la Costituzione siciliana e l'anno successivo il primo Parlamento.
Il Congresso di Vienna del 1815 rappresentò però la fine della libertà costituzionale della Sicilia: il Parlamento venne sciolto dal re Ferdinando di Borbone che l'8 dicembre del 1816 unificò il regno di Napoli e quello di Sicilia nel Regno delle due Sicilie.
La mancanza di autonomia e l'ingerenza dei napoletani nelle questioni amministrative, suscitarono in Sicilia una serie di rivolte tra il 1820 ed il 1821: Palermo fu bombardata e molti nobili rimasero senza casa e l'interverto autriaco permise la restaurazione del potere borbonico.
Nel gennaio del 1848 scoppiò a Palermo un nuova insurrezione popolare guidata dal patriota Giuseppe La Masa, al quale si unirono aristocratici e borghesi moderati.
La rivolta riuscì a cacciare i borboni dall'isola e si istituì un governo provvisorio con a capo Ruggero Settimo.
La corona fu offerta al duca di Genova, Alberto Amedeo, il quale rifiutò, mentre Ferdinando di Borbone si organizzava per riconquistare l'isola.
Nel febbraio del 1848 il sovrano borbonico diede un ultimatum ai siciliani che reagirono provocando una reazione violenta dei borboni, che il 15 maggio 1949 sottomisero di nuovo Palermo.
Ma l'insoddisfazione del popolo palermitano e la sua irrequietezza portarono ad una nuova opposizione al regime borbonico.
Il 4 aprile 1860 scoppiò un'insurrezione popolare che diede il via ad una serie di tumulti, animati dalla notizia dell'arrivo di Garibaldi.
L'11 maggio 1860 Garibaldi e i Mille sbarcarono a Marsala e a lui si unirono con entusiasmo contadini e operai.
Si proclamò dittatore dell'isola dichiarando di prendere il potere in nome del re del Piemonte Vittorio Emanuele II.
Con l'aiuto ed il sostegno di numerosi volontari, Garibaldi iniziò una guerra logorante contro i borboni che, il 15 maggio, furono sconfitti prima a Calatafimi e poi a Marsala e Garibaldi entrò a Palermo il 27 maggio 1860.
Le riforme sociali realizzate da Garibaldi in Sicilia furono a vantaggio dei contadini e di tutti coloro che l'avevano aiutato nella sua impresa e in ottobre i siciliani votarono per l'unità d'Italia sotto la monarchia sabauda.
Sia l'unità d'Italia che l'arrivo dei piemontesi furono presto una amara delusione: la pioggia di nuove tasse, l'obbligo militare, l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, favorirono il dilagare della disoccupazione e del brigantaggio.
L'annessione al Nord aveva tra l'altro determinato il crollo delle industrie isolane, vinte dalla concorrenza di quelle settentrionali.
Fu così che Palermo venne scossa da una nuova rivolta nella quale, l'isola insorse contro i piemontesi.
La rivolta fu soffocata nel sangue e la città rimase nel disagio e nella povertà.
E' questo il momento storico nel quale appare più evidente la differenza tra il Nord progredito ed economicamente avanzato ed il Sud arretrato dove la disoccupazione e l'analfabetismo dilagavano.
Dopo il 1866 numerose inchieste cercarono per la prima volta di affrontare il grave problema del Sud d'Italia e naque
così la cosiddetta "Questione meridionale."

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